Intervista a Lavinia Biffi, Responsabile sviluppo mobilità a idrogeno di Edison Next
“La mobilità è uno dei settori in cui si avverte l’esigenza di una rapida decarbonizzazione: basti pensare che il settore dei trasporti viene fatto rientrare tra gli Hard to Abate, risultando direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2, a cui vanno aggiunte le emissioni dell’aviazione e del trasporto marittimo”. In questo quadro, “di certo l’idrogeno è uno dei vettori principali su cui spingere”.
È quanto sottolinea in questa intervista Lavinia Biffi, Responsabile sviluppo mobilità a idrogeno di Edison Next, società del gruppo Edison che accompagna clienti e territori nel loro percorso di decarbonizzazione e transizione ecologica, che proprio di recente ha annunciano insieme a SEA, Aeroporti di Milano, lo sviluppo di una stazione di rifornimento a idrogeno verde all’interno dell’area cargo dell’aeroporto internazionale di Milano Malpensa per contribuire alla decarbonizzazione della logistica dell’aeroporto. L’utilizzo dell’idrogeno nella logistica aeroportuale “è solo una delle tante applicazioni che può avere nella mobilità”, dice Biffi.
Dunque per la società le prospettive di diffusione dell’idrogeno nei trasporti, e nello specifico nel trasporto su gomma, “sono enormi”. Tuttavia c’è da vincere ancora la sfida dei costi: le iniziative più importanti attualmente “possono proseguire solo se supportate da finanziamenti nazionali o europei, sia riguardo all’adozione di una flotta a idrogeno, sia riguardo alla produzione del green gas”. Perché - dice Biffi - “l’investimento iniziale e soprattutto il costo di produzione dell’idrogeno verde, seppure si prevedano al ribasso nel medio termine, rimangono ancora attualmente alti”.
Edison Next ha annunciano insieme a SEA, Aeroporti di Milano, lo sviluppo di una stazione di rifornimento a idrogeno verde all’interno dell’area cargo dell’aeroporto internazionale di Milano Malpensa. Quali sono i vantaggi dell'utilizzo dell'idrogeno nella mobilità?
L’idrogeno è un vettore energetico chiave per la strategia di decarbonizzazione dei settori sia pubblici che privati e per il raggiungimento dei target italiani ed europei di neutralità climatica. Determinante, in particolare, è l’idrogeno verde, l’unico totalmente decarbonizzato: si ottiene da un processo di elettrolisi in un cui l’elettrolizzatore è alimentato da energia 100% green (ad esempio da impianti fotovoltaici) e usa come materia prima l’acqua, scomponendo la molecola per separare l’ossigeno. Poi, bruciando per produrre energia, libera solo vapore acqueo, è quindi un vettore a emissioni zero.
La mobilità è uno dei settori in cui si avverte l’esigenza di una rapida decarbonizzazione: basti pensare che il settore dei trasporti viene fatto rientrare tra gli Hard to Abate, risultando direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2, a cui vanno aggiunte le emissioni dell’aviazione e del trasporto marittimo.
Il 92,6% delle emissioni nazionali di tutto il comparto è attribuibile al trasporto stradale di passeggeri e merci. Per decarbonizzare questo settore l’Europa si è data obiettivi ambiziosi, non facili da raggiungere.
Di certo l’idrogeno è uno dei vettori principali su cui spingere perché le sue caratteristiche permettono di centrare sia l’obiettivo di decarbonizzazione (è un vettore a emissioni zero), sia quello di conservare prestazioni efficienti, simili a quelle di un motore a diesel. Il mezzo a idrogeno (di norma gassoso) è infatti un fuel cell, cioè elettrico, con batterie però molto più piccole, alimentate appunto a idrogeno. In sostanza, è un mezzo elettrico con maggiore efficienza. La sua declinazione nella logistica aeroportuale è solo una delle tante applicazioni che può avere nella mobilità.
In Italia quali future prospettive stima per il vettore idrogeno nel trasporto su gomma? Quali sono le opportunità e gli ostacoli presenti per il settore?
Le prospettive di diffusione dell’idrogeno nei trasporti, e nello specifico nel trasporto su gomma, sono enormi. Il segmento più interessato è quello degli autobus e mezzi pesanti a lunga percorrenza in grado di affrontare tutte le tratte stradali, anche per esempio i valichi alpini, difficili da percorre dai pari elettrici.
I mezzi a idrogeno infatti hanno tempi di ricarica brevi (paragonabili al diesel), un’autonomia su strada notevole (da circa 500 a 750 km, simile a quella dei veicoli a gasolio), serbatoi con capienza compresa tra 30 e 100 kg di idrogeno che possono essere disposti in varie posizioni nel layout del mezzo, senza compromettere il carico utile. Hanno anche una potenza notevole, che permette di percorrere ogni tipo di strada, anche quelle montane. È un segmento importante: parliamo di circa 5 milioni di autocarri circolanti nel 2022, quantificati dall’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazioni Italiana Ricostruttori Pneumatici), sulla base di dati Aci 2023, relativi al 2022. Un altro ambito in cui si prevede un interessante sviluppo dell’idrogeno è quello della logistica, sia navale che aeroportuale, e dell’intralogistica.
Qui si stanno già mandando avanti progetti che riguardano soprattutto la realizzazione di stazioni di rifornimento, come dimostra il progetto Malpensa H2 di Edison Next avviato con Sea Aeroporti di Milano. Si prevede che possano diffondersi anche stazioni più piccole, definite compatte che permettono di effettuare produzione, stoccaggio, compressione e distribuzione di idrogeno green in uno spazio limitato.
Queste ultime risultano indicate proprio per il rifornimento dei mezzi a servizio di porti e aeroporti. La rapida diffusione di punti di rifornimento a idrogeno è essenziale per rendere concreto l’uso di questo vettore nella mobilità. Edison Next sta dando il suo contributo avendo vinto un finanziamento, con fondi PNRR, per la realizzazione di sette stazioni di rifornimento a idrogeno verde con produzione in loco: una è quella che si svilupperà nell’area Cargo City di Malpensa, le altre sei saranno posizionate in aree altamente trafficate nei dintorni di Venezia, Verona e Piacenza, Vercelli, Frosinone, Foggia, lungo il corridoio TEN-T in collegamento con il nord Europa (Germania e Austria).
La sfida da vincere è senz’altro quella dei costi: iniziative di questo tenore possono proseguire solo se supportate da finanziamenti nazionali o europei, sia riguardo all’adozione di una flotta a idrogeno, sia riguardo alla produzione del green gas. Infatti, l’investimento iniziale e soprattutto il costo di produzione dell’idrogeno verde, seppure si prevedano al ribasso nel medio termine, rimangono ancora attualmente alti.
Come ci posizioniamo rispetto agli altri Paesi europei?
A oggi in Italia esistono solo due stazioni di rifornimento a idrogeno attive: una a Bolzano, l’altra a Mestre. Ma la situazione cambierà presto, vedendo moltiplicare sia le stazioni di rifornimento, sia la flotta a idrogeno in circolazione. Molti Comuni infatti attendono autobus a idrogeno, finanziati da un’interessante linea del PNRR (circa 3.000 mezzi in totale, divisi più o meno a metà tra elettrico e idrogeno). Ed è stata finanziata nell’ambito di uno specifico bando PNRR la realizzazione di 56 stazioni di rifornimento a idrogeno, tra cui le sette di Edison Next citate prima.
Nel resto d’Europa, soprattutto al nord, si contano invece già centinaia di stazioni di rifornimento (soprattutto in Francia e Germania) e migliaia di camion a idrogeno in circolazione. Tutto questo è possibile grazie alla forte incentivazione. Il costo di un mezzo pesante a idrogeno infatti oggi si aggira sui 500-600mila euro, cinque volte più di un diesel. In Francia e Germania risulta che oltre la metà del costo è finanziato dallo Stato, quindi gli operatori sono invogliati a investire nei mezzi a idrogeno. parallelamente si è anche già sviluppata una corposa rete di stazioni di rifornimento che permette - nella pratica - ai mezzi esistenti di circolare. In questo caso però si tratta perlopiù di idrogeno non rinnovabile.
Prossimi obiettivi della società per quel che riguarda l’idrogeno?
Edison Next sta sviluppando numerosi progetti integrati lungo tutta la catena del valore per la produzione e l’utilizzo di idrogeno verde a beneficio di tutti gli usi finali: oltre alla mobilità sostenibile, anche per la generazione elettrica e l’industria. Sul fronte industriale sta portando avanti con Iris Ceramica Group, leader mondiale nella realizzazione di soluzioni innovative e grandi lastre in ceramica tecnica di alta gamma per il settore design, arredo e architettura, lo sviluppo della H2 FACTORY™, la prima industria a idrogeno verde di lastre in ceramica nel nuovo stabilimento produttivo di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia. L’elettrolizzatore ci capacità pari a 1 MW, alimentato da energia rinnovabile, sarà in grado di produrre circa 132 tonnellate di idrogeno verde all’anno. Inoltre Edison Next sta portando avanti il progetto “Puglia Green Hydrogen Valley”, una delle prime iniziative per la produzione di idrogeno verde su larga scala in Europa che prevede la realizzazione di due impianti a Brindisi e Taranto, per una capacità di elettrolisi complessiva di 160 MW. Una volta in esercizio, si stima che gli impianti saranno in grado di produrre circa 250 milioni di metri cubi di idrogeno verde all’anno, contribuendo ad accelerare la diffusione dell’idrogeno green nel mix energetico nazionale in modo da raggiungere i target italiani ed europei al 2050 di neutralità climatica e permettendo di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di transizione energetica che si è prefissata la Puglia, attraverso la decarbonizzazione del proprio settore industriale, in particolare del polo siderurgico pugliese. Per lo sviluppo e la realizzazione di questo progetto è stata costituita la società di scopo Puglia Green Hydrogen Valley, composta da Edison, azionista industriale di riferimento, Sosteneo (GENERALI INVESTMENTS), Saipem e gode del sostegno di DRI D’Italia S.p.A. società partecipata al 100% da INVITALIA.
Il progetto a Malpensa è stato finanziato dal PNRR. Quanto sono di aiuto questi fondi, nella mobilità su gomma? Sono sufficienti o servirebbero altre misure parallele per aiutare le società a investire in questo settore?
Come detto, i finanziamenti risultano un elemento essenziale per lo sviluppo e la diffusione dell’idrogeno. per quanto riguarda il settore della mobilità, sia l’investimento nei mezzi a idrogeno, sia i costi legati alla produzione di questo vettore green, risultano ancora oggi impegnativi, e rendono l’idrogeno una tecnologia dai ritorni prospettici. Il livello di questi costi è previsto al ribasso, ma per consentire di iniziare a mettere a terra iniziative a idrogeno, dunque rendere il futuro più vicino, è necessario il contributo di finanziamenti nazionali o europei.
Intervista di Elena Veronelli